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6 Novembre 1991 La Repubblica - Cronaca di Bologna
Omaggio a George Brassens
Uno cantava canzoni antiabortiste e anticlericali,
era capace di cesellare parolacce e di rendere orecchiabili musiche
tutt’altro che banali. L’altro, più giovane,
cominciava la sua avventura da Castrocaro, con molte idee in tasca,
il mito degli chansonniers d’Oltralpe nella voce, e i complimenti
di Mina nel cuore. Uno era George Brassens (foto a lato), “l’orso”
della canzone francese.
Lo chansonnier blasfemo
L’altro, bolognese, era Roberto Ferri
(foto a lato): sarebbe diventato, negli anni a seguire quel suo
debutto alle Voci Nuove, via via paroliere e cantante, attore
e regista, chimico e infine cosmetologo, anzi “l’artisan
de la beauté”. Il bello - teorizza - si trasmette
attraverso forme di assoluta semplicità, come il teatro,
la poesia, ma anche, perché no? con l’amore e l’attenzione
per il corpo.
Le loro due musiche, le canzoni di Brassens e la voce di Ferri
si incrociano domani sera all’Aula Absidale di Santa Lucia
(ore 21:15, via de’Chiari 23). E’ Roberto Ferri a
cantare l’Omaggio a Brassens, che nel decimo anniversario
della scomparsa l’Associazione Italo-Francese, col Bureau
Linguistique dell’Ambasciata, tributa al grande blasfemo
e geniale cantastorie d’Oltralpe. Un personaggio quasi sconosciuto
al pubblico italiano, tantoché il recital di Ferri sarà
preceduto, alle 17:30, in via de’ Marchi 4, dalla conferenza
del professor Louis Jean Calvet, dell’Università
di Parigi, proprio sul tema “Conoscere Brassens”.
Ovvero, quell’artista che , per usare le parole di Guido
Armellini, autore di una “Storia della canzone francese”,
<< prima ancora che anarchico o anticonformista, è
un autore estremamente raffinato, capace di conciliare i riferimenti
a un’antica e dotta tradizione, con l’impiego di un
linguaggio e modi tipicamente popolari >>.
Quanto all’uso della scurrilità, così garbata
del resto nelle canzoni di Brassens (alcune, come “Il gorilla”,
riprese da De André), ha radici profonde nella cultura
francese, a partire da Villon e da Rebelais. Così l’antica
e venerabile concezione del “vivere secondo natura”
diventa in Brassens una << scherzosa esaltazione della sanità
vitalistica del corpo, non senza qualche traccia di autorionia
>>.
Sconosciuto ai più è anche Roberto Ferri. Proporrà
dodici brani del cantautore, accompagnato alla chitarra da Giuseppe
Gandolfi. “Non è stato facile - confessa - compilare
quest’antologia. Al pubblico italiano le musiche e i ritmi
possono sembrare monotoni, e i testi, che abbiamo voluto mantenere
in lingua originale, non facilitano certo le cose. E poi Brassens
- aggiunge Ferri - è un autore difficile da interpretare:
lo devi cantare ad una velocità decisamente fuori dal normale.
Sono dei veri e propri scioglilingua”.
Quarantaquattro anni, scoperto al Festival di Castrocaro nel 1966
da Mina, Ferri iniziò a portare in giro la sua voce con
i toni morbidi, malinconici e penetranti, tipici degli chansonniers
d’Oltralpe. Faranno della sua voce un culto amabile, certo.
Ma per pochi. “Così, più tardi, ho scoperto
il piacere dell’uso dell’ironia, e ho cominciato a
giocare con testi e personaggi” è lui stesso a ricordare.
Un repentino cambio di carreggiata, ed ecco che l’esile
malinconica figurina approda, verso la fine degli anni ’70,
al Festival di San Remo con uno stranissimo personaggio: “Marinella”,
al secolo Marinella Bulzamini, allora compagna, oggi signora Ferri.
Pagine gialle a Sanremo
La “creatura” di Roberto Ferri sconvolse
ed appassionò l’intero pubblico sanremese. Una sorta
di bizzarra e verace “signorina tisfotto” alle prese
con uno scanzonato testo, “Le pagine gialle”. Poi
la sua carriera si interseca con personaggi come Cristiano De
André o Dori Ghezzi, Tiziana Rivale (che con una sua canzone
vinse un Sanremo) o i New Trolls, Toto Cutugno e Giorgia Fiorio.
“Il mio - precisa Ferri - amo definirlo più un successo
personale che pubblico. Quel successo che consente di fare un
bilancio quotidiano nella più assoluta serenità
ed armonia con se stessi”. Anche con “Profumi e Balocchi”
la farsa teatrale sul mondo dell’effimero portata in scena
nel febbraio scorso (di cui Roberto Ferri è regista, sceneggiatore
e attore, insieme a venti debuttanti assoluti) sono l’ulteriore
conferma che per Ferri il gioco continua.
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